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Piccolina 151

tica della casa: mobili antichi, in quercia; vecchie maioliche, pesanti argenterie di grande valore. La vetrata di cristalli gialli la rallegrava: pareva ci fosse anche nei tristi giorni il sole.

Piccolina allungava il collo e guardava di qua, di là, sotto e su, veramente curiosa e con interesse. Nessuno mai dei miei invitati aveva osservato con tanta franchezza la mia sala da pranzo. Peccato che lei si permettesse di lasciare di tanto in tanto cadere, con naturalezza senza esempio, la solita goccia di mastice; ma io aveva provveduto a questo mettendo sotto il braccio che la sosteneva un pannolino come si usa coi bambini innocenti.

Così si fece il giro di tutto l’appartamento: arrivate nello studio lei parve infinitamente sorpresa per la grande abbondanza di carte che vi si trovava: i suoi sguardi di traverso, anche di sopra della mia spalla, i suoi allungamenti di collo, il volgersi e rivolgersi della testa, non finivano mai.

Quando poi la deposi sull’ampia tavola da studio diede quel suo caratteristico strido che pareva uno squillo di gioia. E dapprima saltò sopra un giornale e parve leggerne il titolo; poi lo beccò producendo un rumore secco sul legno sotto, e lo affermò, lo trascinò qua e là finchè, nonostante la mia impotente difesa, non lo ridusse in minutissimi brani.