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216 il sigillo d'amore

Ecco, sì, i suoi genitori lo mandavano dai Bilsi come i Bilsi avevano rimandato al Signore il loro Polino.


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Trecento passi lungo l’argine bastarono a Pino per raggiungere la casa dei Bilsi. Volgendosi vedeva benissimo la sua: grande differenza però c’era, fra la sua e la casa dei Bilsi, quella nera e screpolata come la casa dei gufi, questa nuova e bianca con le persiane verdi, l’aia grande quanto un prato. Piante di girasoli alte come alberi, con tanti piccoli soli che si volgevano di qua e di là dondolandosi, circondavano il campo di zucche che la precedeva: e anche le zucche, tra le foglie già vizze, erano dorate come il fuoco. Tutto bello, tutto ricco; ma non ci si vedeva un bambino, e Pino guardava sempre verso la sua catapecchia, sembrandogli di vedere nel prato sotto l’argine i suoi numerosi fratellini mocciosi giocare e azzuffarsi, già immemori di lui come del comune amico Polino.