Pagina:Deledda - Il vecchio della montagna, 1920.djvu/22

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— Sta quieto, — gli diceva il vecchio padre, — meglio prima che poi.

Ma questo conforto era come il sale sopra una ferita; gli destava spasimi feroci. E sempre, senza volerlo, si trovava sulle traccie della ridente creatura, che pareva lo affascinasse appunto con l’insultante letizia della sua giovinezza libera e leggera. Gli sembrava di aver dritto ancora su di lei, come parente, e senza l’idea del padre vecchio e cieco, si sarebbe compromesso.

Giunse all’ovile a sole alto: il cavallo si fermò al solito posto, presso una mangiatoia di pietra, sotto un elce. Un piccolo cane nero dai limpidi occhi castanei, e un gatto tigrato dagli occhi celesti, gli vennero incontro, silenziosi, l’uno saltellando, l’altro a passettini lenti e leziosi.

S’udiva il tintinnìo delle capre al pascolo, e il grido del giovine mandriano, che, in assenza di Melchiorre, custodiva l’ovile e il vecchio cieco.

In quel versante l’Orthobene guardava l’oriente, chiuso dalle azzurre montagne della costa, fra le quali intravedevasi il mare, confuso col cielo in una zona grigio-perla. Terre solitarie e ondulate si stendevano ai piedi della montagna; e las-