Pagina:Deledda - Il vecchio della montagna, 1920.djvu/36

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la macchia di sole che saliva verso i riccioli argentei di zio Pietro. E gli parve di provare un improvviso benessere fisico e morale.

— Come sono matto! — pensò. — Ho cento capre, sono giovine, sano, onesto. Qual donna non mi vorrebbe? Io m’infischio di mia cugina e dei signorotti suoi innamorati. Vadano al diavolo! Finiscila, Melchiorre; non vedi che stai diventando stupido come una pietra?

Ma a un tratto le tempie cominciarono a martellargli, e un calore molesto gli punse tutta la persona. Fra il susurro del bosco giungeva un suono di flauto, fino, tremulo, che or pareva morire tristemente, or s’avvivava di gorgheggi saltellanti e liquidi.

Melchiorre sollevò la testa per ascoltar meglio. Il suono, trasportato dalla brezza, oscillava, veniva ora sì, ora no, insinuandosi nel bosco, come ricamando una striscia serpentina di melodia sul fondo cupo del susurro degli elci. A intervalli, quando il mormorio del bosco era meno forte, qualche nota di chitarra vibrava grave e lenta fra i gorgheggi argentini del flauto.

Erano certo i signori del monte, che dopo il lauto pranzo suonavano e si di-