Pagina:Deledda - Il vecchio e i fanciulli, Milano, Treves, 1929.djvu/132

Da Wikisource.

— 118 —

alla finzione per non nascondere bene le sue cose.

Riaprì la porticina e sedette fuori della capanna, sul sedile di pietra che conosceva le sue ore di sosta serena dopo le fatiche della giornata: intorno, le cose erano tranquille, e felici; il sole cadeva sull’orizzonte limpido, l’aria quieta odorava di erba, di latte, di stabbio; odore che piaceva al vecchio perché gli sembrava di fecondità. Le pecore e le capre pascolavano verso le rovine, illuminate, le une e le altre, sullo sfondo verdognolo della china, dal chiarore già lievemente roseo del cielo. Un caprone però, staccatosi dal branco come in cerca d’indipendenza, si aggirava intorno alla capanna: grande, alto, con gli occhi selvaggi ed una lunga barba grigia, pareva un vecchio satiro infastidito e in cerca di avventure. Diede infatti una cornata al pacifico cane che tentava di opporsi alla sua scorribanda, poi si avvicinò al vecchio e parve a sua volta osservarne l’insolito aspetto. Ma il vecchio teneva la testa china, e non vedeva, non sentiva che la sua passione interiore; un ribollimento buio, come di mare in burrasca, un sapore di male.