Pagina:Deledda - Il vecchio e i fanciulli, Milano, Treves, 1929.djvu/133

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Lasciò che Luca andasse a ritirare il gregge, e che si accorgesse della sua preoccupazione: e quando il giovine, a sua volta inquieto, gli domandò:

— Zio Ulpiano, che avete? — sollevò la testa e lo guardò fisso negli occhi.

Luca ebbe l’impressione come di essere preso di mira da un nemico che volesse ferirlo: subito gli venne in mente la madre, il sogno fatto, e sentì l’alito della disgrazia sfiorarlo. Lo sguardo e il silenzio del vecchio gli divennero insopportabili. Gridò, esasperato:

— Che c’è? Perché mi guardate così?

Come se altri potessero ascoltare, zio Ulpiano rispose sottovoce:

— Tu lo sai, il perché.

— Io? Io non so niente. Ditemelo voi che cosa è accaduto. Mi cercano ancora?

— Nessuno ti cerca e nessuno ti cercherà: ma ti cercherai da te stesso, in fondo alla tua coscienza, e Dio voglia che tu possa una buona volta ritrovarti.

Parlava sempre sottovoce, il vecchio, come rivolgendosi ad una persona che gli stesse molto vicina, e che neppure lo stesso Luca potesse ascoltarlo; tanto che questi, appressatosi ancora di più, piegandosi disse con voce supplichevole: