Pagina:Deledda - Il vecchio e i fanciulli, Milano, Treves, 1929.djvu/162

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non sentiva altro bisogno che di nutrirsi.

Il vecchio giudicò arrivato il momento di dargli soddisfazione, senza però agitarlo troppo.

— Luca, non stare così seduto; rimettiti giù. La ferita non è ancora rimarginata, e può farti male. E dunque ascoltami; tu mi hai dato un gran dispiacere, con quello che hai fatto; il più gran dispiacere della mia vita, dopo la morte della moglie mia. Ma posso dire che ho fatto di tutto per salvarti. Vedi come sono dimagrito? Posso dire che ho dato un poco della mia vita per salvare la tua.

Mentr’egli parlava, Luca si era di nuovo disteso e pareva ripiombato nel grave stato di prima. Ricordava tutto, adesso, e nuovamente voleva morire. Ed era tale l’angoscia del ricordo che le parole del vecchio gli parevano parole di sogno: sì, tutto era ancora delirio; l’essersi sollevato, il sentire fame, la dimenticanza di ciò che era stato, il mentire pietoso di zio Ulpiano.

— Luca, ti ho calunniato: questa è la verità. I denari che mi pareva mancassero dal cassettone della mia camera