Pagina:Deledda - Il vecchio e i fanciulli, Milano, Treves, 1929.djvu/170

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non perdonava, e oramai teneva d’occhio la fanciulla come una serva sospetta: guai a lei se avesse nuovamente deviato di un solo passo; era pronto a prenderla per i capelli, legarla ad un albero con le corde di pelo che si usano per il bestiame, e frustarla fino a sangue: che le sue grida risonassero per tutte le terre della contrada, ed anche i cani arrabbiati e le faine crudeli in cerca di cibo ne avessero pietà.

Ma Francesca filava dritta, silenziosa, divorata dentro da una passione che il nonno credeva di rimorso e di vergogna.

Si era fatta magra, leggera, e si allungava ogni giorno di più come gli steli dell’avena selvatica: camminava rapida e furtiva, a volte distratta, a volte guardinga e diffidente: pareva sfuggisse sempre un pericolo o meditasse anche lei di fuggire. Aveva qualche cosa del muflone, anche negli occhi tristi, nel modo di guardare lontano con una misteriosa nostalgia di luoghi deserti, di solitudini montane dove si può saltare di roccia in roccia, fin dove queste si sprofondano nel cobalto del cielo; una voglia animalesca di accovacciarsi nei nidi di felci, e di lì balzare in piena libertà alla cac-