Pagina:Deledda - Il vecchio e i fanciulli, Milano, Treves, 1929.djvu/182

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impressionava Luca più che se il vecchio si fosse gravemente ammalato.

Per giornate intere non si scambiavano parola, sebbene assieme assistessero le pecore malate, alle quali bisognava portare il nutrimento fin dove giacevano inerti e gonfie come quando dovevano partorire: assieme dormivano e mangiavano, nella capanna che pareva un grande nido entro il quale gli uomini, come gli uccelli, non avrebbero dovuto che amare e cantare: eppure sembravano ignoti l’uno all’altro, come i vagabondi che portano negli occhi la polvere delle strade maledette del peccato e si ritrovano negli asili notturni.

In fondo Luca soffriva più di quando era malato. Il dolore del vecchio saziava il suo odio: dolore fatto più duro per la mancanza di notizie di uno dei cugini Pirastru, che si temeva fosse morto. Più che mai il giovine desiderava andarsene, ma si sentiva inchiodato alla stessa croce che credeva di aver sollevato lui con le sue maledizioni: e i giorni passavano, anche nell’ansia e nella tristezza, passavano egualmente, l’uno dopo l’altro. Maggio coi suoi lunghi crepuscoli