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se scusa alla gallina, per averla inutilmente disturbata. Sulla mensa luccicavano le focacce di fior di farina, con le impronte visuali, come la luna: anch’esse preparate per Luca; e nell’anfora di cristallo odorava il vino della valle, che piaceva a lui: tutto per questo moccioso insolente che non voleva bene a nessuno.
— Ti è venuto almeno a salutare? — domandò il nonno all’infermo: e l’infermo spalancò gli occhi improvvisamente animati.
— Diavolo! Mi ha dato anche un bacio. Eppoi mi ha portato una pipa nuova: dove l’hai messa, Gonaria?
La moglie aveva messo via la pipa, perché egli non fumava: e il nonno, quando la ebbe in mano, bella lucida e odorosa come una piccola coppa d’onice, la volse e rivolse guardandola con occhio d’intenditore e con gelosia: l’avrebbe voluta lui, ma non lo disse; d’altronde l’infermo la richiese e la nascose fra i guanciali.
— Anche a voi ha portato un regalo; ma dice che ve lo darà lui.
Il vecchio gridò che lui non voleva niente, da quell’ingrato.