Pagina:Deledda - Il vecchio e i fanciulli, Milano, Treves, 1929.djvu/61

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cendone il picciuolo con un senso di crudeltà, e ancora sgocciolanti di latte se li ficcò nelle tasche, nelle maniche della camicia e nel seno: qualcuno lo perdette nel correre indietro, qualche altro le si schiacciò dentro le maniche imbrattandole con la sua polpa le braccia. Il cuore intanto le batteva forte, di paura ed anche di vergogna: che avrebbe detto il nonno se veniva a sapere ch’ella rubava i fichi di un povero pastore, mentre a casa ce n’erano grandi canestri colmi? — Beh, vuol dire che sono ancora una ragazzina, — si scusò col cavallo e con sé stessa; e pensò di portare i fichi al servo, ch’era anche lui un ragazzo orfano e senza nessuno al mondo.

Ma il modo con cui glieli diede, quando egli le venne incontro sorpreso dell’insolito arrivo, fu tutt’altro che pietoso.

— Prendi, — disse gettandoglieli addosso. — Li ho rubati per te.

Egli lasciò che i fichi cadessero a terra, mentre il suo sguardo, che aveva accolto mite e sorpreso l’arrivo di lei, si faceva duro, quasi sinistro.

— Come sta il padrone? — domandò