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Egli non la lasciava, pur senza toccarle altro che le vesti, ma la guardava di sotto in su con quei suoi occhi neri e bianchi nel viso scuro, che facevano davvero paura.
«Se tenta di farmi del male lo ammazzo, com’è vero Dio» pensava Francesca, che si sentiva una forza terribile nei polsi; e quasi le dispiacque quando egli la lasciò, anzi la respinse, dicendole:
— Sì, sì, sono venuto da Oppia; sotto le rovine esiste ancora una parte del paese, che non si vede, ma c’è. Là vive la mia famiglia. Mio padre è il capo, come a dire il Sindaco del luogo, e mia madre sta tutto il santo giorno a manipolare formaggio, a misurare olio e vino ed altre derrate, tanto siamo ricchi. Volevano farmi studiare, ed infatti ho studiato fino alla terza ginnasiale: ma io odio i libri e le scritture, e sono fuggito di casa perché mi piace la vita libera.
— Tu sei pazzo, fratello caro, — disse Francesca, convinta di questa sua affermazione; tuttavia si mise a discutere con lui. — E tu chiami libera la tua vita? Ma se fai il servo?
— Il servo? Io? Faccio il padrone.