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batii pastori che hanno anch’essi l’abitudine di considerare come loro la roba altrui: e se qualche rara volta una pecora o un agnello mancava, veniva preso all’aperto, mai dallo stabbio.
Egli dunque si considerava personalmente offeso dal fatto insolito; ed era deciso a tutto pur di vendicarsi.
Le notti però passavano in una vana vigilanza: notti, meno male, chiare e tiepide, dell’estate di San Martino. Il cielo era sparso di nuvole simili a roccie calcaree, e la luna pareva si divertisse tutta sola a nascondersi, a riapparire, ad arrampicarsi e ridiscendere lentamente in mezzo a loro: e sui prati umidi un continuo alternarsi di ombre e di luccichii azzurrognoli accompagnava il suo gioco.
Mentre il servetto dormiva felice che il padrone s’incaricasse della vigilanza notturna, il vecchio si stendeva davanti all’apertura della capanna, e nel socchiudere ogni tanto gli occhi si sentiva anche lui preso da quell’avvicendarsi di ombre e di luci; odio e senso di sogno, speranza che il ladro si avanzi, desiderio che la notte passi tranquilla.
Nulla di nuovo, infatti, accadeva: un