Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/222

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Divina che calpesta il serpente: il trillo del campanello del chierico sembrava un guizzo di staffile; e le parole sacre del Vangelo risonavano nel silenzio della chiesetta come in cima a una montagna.

«Liberami dalle tentazioni, o Signore...».

Ella ricordava le lettere del suo amico, le cose che riguardavano Antioco, le torbide vicende di Agar; e tutto le appariva in una luce demoniaca, di cattivo sogno.

«Via, via; c’è anche un regolamento per scacciare dalla memoria questi subdoli inquilini di ricordi. Liberaci dalla tentazione, o Signore sia fatta, sì, la tua volontà, ma liberaci dal male».

E poi c’è il signor Francesco che vigila nella sua guardiola, e che sa far giustizia dei contrabbandieri, senza tante sofisticherie.


Ella tornava a casa, pallida e tranquilla. Si fermò ancora davanti alla mostra del fruttivendolo: e questi accorse, dal fondo boschivo del suo negozio; accorse, col ventre che gli ballava, le mani verdi, umide, gli occhi ridenti. Che desiderava la ricca cliente? I funghi, le fragole, l’insalatina dalle foglie color di rosa? Ma ella dice d’aver già dato gli ordini a Pierina. Oh,