Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/237

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la conversazione si svolse, per parte almeno della signora Giulia, brillante e movimentata: e Noemi ascoltava non senza interesse, poiché tutto era bene a sapersi.

— Così le dico, le due ragazze, la mia e la sua, sono andate via assieme, non si sa bene dove; non certo in chiesa. La sua Pierina, lei lo sa meglio di me, è un diavolo scatenato, mentre la mia Elviruccia è un’acqua cheta, ma di quelle buone: non parla mai, non canta, non ride neppure; ma il mio Adone dice che non pensa che agli uomini. E mi facesse bene le faccende! Scopa appena il pezzetto di pavimento che si vede, non lava un vetro neppure se l’ammazzano. D’altra parte, come si fa? A cambiare si cambia sempre in peggio. Se non altro questa non risponde e non ruba. E in fatto d’uomini l’ha da fare col sor Francesco, sebbene anche lui, — io glielo dico in faccia, — non sia uno stinco di santo: e le serve le fa filare dritte, sì, ma se gli capita, allunga le mani. Del resto è un bravo uomo; ottimo. E come le vuol bene, donna Noemi. È, direi quasi, innamorato di lei. Scommetto che se lei riprendesse marito, il che le auguro di tutto cuore, egli ne farebbe una malattia.

Noemi non rispose: ma allungò una mano a sfiorare un ginocchio della signora Giulia: ginocchio che pareva uno scoglio, e che la