Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/249

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E ricominciò a dubitare circa la visita della signora Giulia, che poteva essere stata tutta una commedia. Ma lei non intendeva di essere burlata e derubata come Pierina; e la disavventura di questa la rendeva inquieta, prendeva proporzioni quasi grottesche. Eppure le pareva di essere tranquilla, nel suo letto morbido, in quella notte di domenica ancora marezzata di musiche lontane e dai canti della radio della villa del cedro. Si sentiva tranquilla, in fondo, sana, col corpo lieve e nitido, col collo nudo accarezzato dal tepore dei suoi capelli allentati: ma non poteva addormentarsi, come le altre notti, e, suo malgrado, le pareva di sentire ancora la voce meccanica della signora Giulia, e poi quella aspra di Pierina, col solo lapidario commento per l’affare del signorino Antioco.

«Bel frate! Sì, bel frate, che va a redimere le creature dei selvaggi, e lascia sperduto per il mondo il suo bambino idiota e sordomuto. E l’anima e l’onore di Agar Bellini, chi li riscatta? Ah, c’è Franco Franci, che fa anche lui, a modo suo, la professione di redentore del mondo». Franco, Franco! Era questo il pernio intorno al quale roteava, da ore e da giorni, la vera agitazione della sua anima. Tutto metteva