Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/263

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tare con un senso quasi religioso, e aspettare che il loro mistero si risolva da sé.

Quasi avvolto dalle stesse considerazioni, Antioco si era fatto pensieroso: ma poi si riscosse e parlò, senza badare alle chiacchiere del gobbo.

La sua voce aveva un lieve accento toscano, che se giovava alla sua evidente personalità d’intellettuale, distruggeva agli occhi della signora Noemi, la fantastica rassomiglianza, da lei intraveduta, fra lui e gli altri due personaggi della sua vita.

Egli parlava: diceva che aveva l’impressione, in quel momento, di trovarsi in aereoplano: domandava alla signora se c’era mai stata, se non le sarebbe piaciuto di fare, quel giorno stesso, con quell’atmosfera idealmente favorevole, un bel viaggetto, fino al mare.

— Per oggi sono stata a messa, e mi basta, – ella risponde con la sua voce bassa, anzi lievemente rauca. E il gobbo riflette:

— È anche questo un modo di viaggiare in alto: tanto più che donna Noemi è sinceramente religiosa.

Ahi, ahi, si scivola in un argomento che può essere pericoloso: infatti Antioco si fa di nuovo serio, e Noemi s’irrigidisce di più: è meglio parlare della terrazza, lo capisce anche il cavalier Adone.

— Peccato che lei non venga tutti i giorni