Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/284

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dissi che nessuno può insegnare alla mia signora l’osservazione rigida del regolamento. Ella si fece quasi cattiva; e, con malizia, mi disse: già la signora è amica dei Giovi e del signor Lante: questa mattina stavano tutti assieme su nella terrazza.

Noemi arrossì, di stizza: volle protestare, anche contro il sor Francesco, che ripeteva con una mal nascosta soddisfazione, le insinuazioni dell’inquilina; ma si frenò, anzi alzò le spalle con indifferenza e anche lei si guardò le mani posate sullo scrittoio.

L’altro rimase alquanto incerto; poi riprese:

— Dissi alla signorina Billi che la mia signora è padronissima di fare quello che le pare e piace e di ricevere le persone che meglio le aggrada; e la pregai di andarsene. Ella se ne andò: ma so che ha chiacchierato con altre signore, e c’è un certo fermento. Mio dovere è quello di informarla, e chiederle che cosa bisogna fare.

Ella sollevò la testa e lo guardò fisso in viso: ma non si scompose, né la sua voce mutò.

— Senta, non è il caso di fare questioni. Fra due o tre settimane al massimo, il signor Lante che è forse l’unico a ignorare questo famoso regolamento, lascerà certamente la casa e non ci rimetterà più piede. Non vale la pena di farci vedere maleducati con lui, e inimicarsi i Giovi.