Pagina:Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu/203

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— Eppure un idiota ubriaco ha potuto, questa sera, ridire qualche cosa.

Stefano si sentì di nuovo arrossire, nell’ombra fresca che gli velava il viso. Sollevò il pugno come volesse minacciare qualcuno, poi lo lasciò cadere inerte sul ginocchio.

— Tutti abbiamo da ridire, sulle azioni altrui, babbo: è facile fare la parte dell’ubriaco. Però noi giudichiamo sempre gli altri attraverso la nostra capacità di male, non attraverso quella di bene. Se si dovesse dire tutto quello che pensiamo!

— Parla, parla pure. Siamo come in tribunale. Di’ pure tutto il tuo pensiero. Non ti ho detto io il mio? Tu credi dunque che io giudichi adesso attraverso la mia malizia? Ti giudico attraverso l’esperienza della vita e del bene che io ti voglio. Che sta a fare un padre accanto al figlio se non ad insegnargli il bene? Non sono sempre stato un buon padre, io? Che hai da rimproverarmi? Non ti ho mandato a studiare, invece di mandarti all’ovile, perchè tu imparassi meglio a vivere?

— Era meglio condurmi all’ovile, se volevate che restassi pastore nell’anima. Questo è il guaio; mi avete mandato a studiare e pretendevate che restassi come voi.