Pagina:Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu/223

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le parve di nuovo lontana, estranea come nei giorni in cui ella aspettava la domanda di matrimonio con la speranza che non venisse; ma appena se lo vide vicino, dominante, col suo petto largo, con le sue mani calde, con la bocca ansiosa e gli occhi che penetravano nei suoi, sentì che s’egli l’avesse presa fra le braccia dicendo: — nulla è vero di quello che pensi, — avrebbe creduto senz’altro.

Stefano però non la toccava e neppure parlava. Allora gli occhi le si riempirono di lagrime; il viso irradiato dal tramonto le si coprì d’un velo di perle; ma subito tornò a volgersi verso la valle, appoggiò i gomiti al muro, e scosse la testa fra le mani per scacciar via le lagrime.

Anche Stefano si appoggiò al muro, accanto a lei, silenzioso.

Le povere lavandaie che risalivano lo stradone coi loro cestini di panni sul capo, sollevavano con invidia gli occhi: poichè sullo sfondo d’oro del tramonto, affacciati sulla valle tutta verde come una sola foglia, i due fidanzati sembravano loro la coppia amorosa per la quale Dio ha creato apposta le dolci sere di maggio.

— Stefano, — disse Annarosa, asciugandosi le ultime lagrime di qua e di là della tempia, col dorso delle mani, — devo