Pagina:Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu/228

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tavano in lei la certezza d’essere stata ingannata.

— Non posso, — mormorò, ritraendosi. — Capisco, ma non posso. Non sono sicura di me.

— Non è vero! Tu non dici quel che pensi. È di me che non sei sicura.

E poichè lei non protestava, egli si sentì preso da una cupa umiliazione.

— Sai cos’è, Annarosa? È che tu ti metti dalla parte dei vecchi. Stai con loro nell’ombra del passato e parli come loro. Hai paura della vita. A che ti serve la giovinezza e l’intelligenza? A che servono giovinezza e intelligenza, se non a renderci forti e sicuri della nostra volontà?

Ed ella ricordò la lettera di Gioele che le diceva le stesse cose.

— Dov’è la verità? — domandò come parlando a sè stessa. — Fra i vecchi o fra i giovani?

— Oh, non discutiamo adesso di questo, — egli disse con amarezza. — La verità è dentro di noi, ed è inutile cercarla fra i vecchi o fra i giovani, se dentro di noi non la ritroviamo. E non è questo che ti manca. È la fede che ti manca, Annarosa: è inutile discutere oltre; non c’è fede.

Ed ella sentì ch’era così: non aveva