Pagina:Deledda - La casa del poeta, 1930.djvu/105

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— forse desideri — la scia di profumo dell’altra donna.

Eppure ella era trascinata da quella scia come da una rete pericolosa: e, quasi senza volerlo, anche lei si fermò, quando la coppia si fermò, davanti alle vetrine di un gioielliere.

Dapprima ebbe l’impressione che tanti occhi la guardassero, dietro i cristalli che partecipavano anch’essi alla natura dei gioielli custoditi: occhi di zaffiro e d’onice, di smeraldo, di opale; ed anche di rubino: occhi, questi, di passione, di avidità, di una cupa e sanguinante gioia di vivere: occhi che, pur di avere tutta l’indefinibile ricchezza che offre la città, non si chiudono davanti al mostro del delitto.

E la sposina chiuse i suoi, un momento, abbagliata e quasi presa da uno smarrimento di terrore.

L’altra invece rideva, i suoi denti scintillavano più delle collane di perle, e con la guancia rasente a quella del suo compagno, protesi tutti e due verso il cristallo come a bere in una fontana, diceva con la sua voce canora:

— Guarda, Nino, è proprio eguale a quella che hai ordinato tu.

Risponde la voce calda di lui:

— Lo vedo bene: e questo mi secca.

— Ma perchè? Quando il valore...

La frase è spezzata dall’urto e dal mormorìo di una folla che d’improvviso si rovescia sul mar-