Pagina:Deledda - La danza della collana, 1924.djvu/177

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fende e lo umilia; e non verrà mai più da te se tu non solo lo inviti ma gli dimostri anche di volergli bene e di stimarlo profondamente.

— Ed egli merita di essere amato e stimato, dopo tutto, — ella riprese, impressionata dal silenzio duro dell’altra. — È buono, dopo tutto; è un grande fanciullo che ha bisogno di essere guidato e tenuto con mano ferma. Disgraziatamente io non sono capace, a far questo: non sono capace, — aggiunse desolata, abbandonando le braccia con un gesto d’impotenza: — è forse la razza: io mi sento un po’ serva, davanti a lui; penso magari male di lui, e mi sdegno e prevedo le cose peggiori, ma in sua presenza mi faccio e mi sento piccola. Sono debole, più debole di lui, perchè infine lo amo. Intendi, zia? Lo amo. Lo amo appunto perchè è lui, perchè è così: se non fosse così forse non lo amerei.

— Eppoi mi ha sposato, — riprese, risollevandosi e come protestando contro sè stessa e le cose che diceva: — e poteva non farlo. Può darsi che lo abbia davvero fatto