Pagina:Deledda - La giustizia, Milano, Treves, 1929.djvu/104

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— Di’, a proposito: tu devi aver dei versi che parlano di questa vasca.

— Sì. Li hai tu pure? — rispose ella, dopo qualche esitazione.

— Sì, li ho anch’io.

Maria credè di salvarsi volgendo il breve discorso su questa pagina del passato che li separava; invece si trovò impigliata in una rete ancor più pericolosa, perchè Stefano ricordò con voce grave e sommessa i versi che rievocavano l’infanzia affettuosamente trascorsa col fratello. Poi parve di rammentarsi qualche particolare commovente, ebbe un rapido splendore negli occhi, e rivolgendosi tutto a lei, col viso lumeggiato dai riflessi splendidi dell’acqua, disse:

— Senti, me lo ricordo come se fosse ieri: eravamo qui, intagliavamo due tubetti, tagliati da un ramo di sambuco, per formarne due tiranti: c’era il sole, come oggi, e la cingallegra, che cercavamo sempre invano lassù tra i rovi, cantava. Non so se era proprio questa, ma forse era la madre. Eravamo qui, avevamo io dieci, lui dodici anni: io pensavo di ammogliarmi, già, d’ammogliarmi, ed anche lui ci pensava... forse perchè in quel tempo si parlava del matrimonio di Grazia, nostra sorella, morta poco dopo, tu lo sai. Basta, pensavamo d’ammogliarci; ma ci amavamo tanto che