Pagina:Deledda - La giustizia, Milano, Treves, 1929.djvu/68

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fronte, fissandolo acutamente, si avanzasse fino al centro della camera; e ne provò terrore.

— Levátelo... Levátelo..., disse piano.

— Chi? — domandò Maria.

— Quell’uomo... quell’occhio... levátelo, mandatelo via presto..., ripetè alzando la voce, e si dimenava, e faceva schioccare le labbra. Poi gridò con angoscia: — Levátelo!.

Maria capì che l’uomo spaventoso era il lume e lo portò via: nella penombra il febbricitante parve calmarsi e si abbandonò col viso rivolto al soffitto e la bocca aperta.

Allora Maria pensò di recarsi un momento in casa sua, e lasciò Ortensia a vigilar il malato; al ritorno però trovò don Piane tutto cambiato a suo riguardo, e capì che Serafina, profittando della sua assenza, lo aveva nuovamente sobillato. Suocero e nuora cenarono freddamente nella stanza da pranzo, severa e un po’ triste con la sua tappezzeria rossa e i mobili di noce cui la luce della lampada dava riflessi d’oro brunito. Davanti alla musoneria del vecchio, e sotto il maligno sguardo di Serafina, Maria si sentiva nuovamente a disagio, e l’andirivieni della giornata e lo spostamento delle sue abitudini le causavano un vago capogiro, una debolezza estrema che non le permetteva neppure di essere amabile per cattivarsi la benevolenza del suocero. Forse aveva