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184 la via del male


— Tu sarai mio amico e non mi tradirai! disse l’Antine. — Gli uomini sono tutti fratelli e devono aiutarsi a vicenda, non tradirsi e offendersi.

Pietro non rilevò le contraddizioni delle selvaggie teorie dell’Antine. D’altronde pareva che il giovine carcerato scherzasse; e poi egli era così simpatico ed insinuante, col suo visino da bimbo malizioso, coi suoi occhi furbi, con la sua voce sonora, che tutti l’ascoltavano volentieri, quasi lasciandosi suggestionare da lui.

Poco dopo il suo arrivo egli cominciò a raccontare storie terribili di banditi, colorandole poeticamente; gli altri carcerati gli si raccolsero intorno, silenziosi e attenti, animati da una fiamma di curiosità morbosa.

Anche Pietro sentiva il suo cuore palpitare, acceso da un ardore feroce. Così gli uomini primitivi dovevano infiammarsi ascoltando i racconti di guerra, le gesta epiche, le narrazioni favolose dei padri selvaggi.

L’Antine si vantava di conoscere tutti i banditi del Nuorese (allora infestato dai briganti), e fece vedere, esimendola dalla suola della scarpa, una lettera del famoso bandito Corbeddu, che gli dava un appuntamento su una cima dei monti d’Oliena.

Gli altri carcerati provarono un senso d’invidia, e cominciarono anch’essi a vantarsi d’avere relazioni coi banditi.

La lettera del Corbeddu passò di mano in mano; qualcuno non sapeva leggere, tuttavia esaminava attentamente il foglio e lo toccava con rispetto.