Pagina:Deledda - La via del male, 1906.djvu/47

Da Wikisource.

la via del male 45

stanza immensa lo separava da lei; egli era un pezzente, un immondo servo, uno che la notte strisciava lungo i muri per arrivare al convegno con la moglie impura di un bettoliere: Maria era bella e pura, doveva essere anche buona, era il frutto squisito serbato per la bocca d’un uomo ricco e distinto.

— Ti sei svegliato? Stavo per chiamarti. Alzati, Pietro: c’è tanto da fare.

La voce era calma, le parole comandavano. Egli si svegliò completamente dal suo pazzo sogno, anzi le orecchie gli diventarono scarlatte per la vergogna.

Balzò in piedi, ripiegò la stuoia e fattone un grosso rotolo lo sollevò e lo appoggiò alla parete; poi usci nel cortile per lavarsi con l’acqua del pozzo, mentre Maria batteva la mano sul macinino per scuoterne il caffè che vuotava entro la caffettiera bollente.

Il sole era appena spuntato, che già il lavoro ferveva nel cortile e nella cantina. Si pigiava l’uva, e la fatica più grave toccava appunto al giovine servo.

Sotto la tettoia, sopra il grosso tinaccio nero, stava il pigiatoio, entro il quale Pietro, nude le gambe e le braccia, la testa rasente alla trave del tetto e una mano appoggiata al muro, pestava vigorosamente l’uva. Due donne montavano per una scaletta a piuoli fissata davanti al tinaccio, e