Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/263

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Ignazia, e quindi si mostrò prudente e paziente contro tutte le provocazioni del vecchio fattore. Questi però non si decideva ad andarsene: sdraiato davanti alla capanna guardava con disperazione selvaggia la terra che lo aveva veduto invecchiare, e ogni volta che il servo gli passava accanto lo fermava coi suoi lamenti.

— Ascoltami, servo. Il bastardo mi costringerà ad andarmene, lui che s’è installato nella casa dove non doveva mai mettere piede: ma io non sono un’anima del purgatorio, come Bakis Zanche; io ho ancora la pelle attaccata alle ossa; e vedrai cosa farò, che i corvi mi divorino la lingua, se mentisco!

— Cosa farete voi! State quieto: vi daranno molti scudi sonanti e potrete anche prendere moglie.

— Vedrai, vedrai, mala pelle!

— Pazienza, — diceva Pancraziu, mentre grosse goccie di sudore gli cadevano dal viso fino a terra. — Malanno ai poveri! E che vi eravate immaginato di essere l’erede, voi? Noi siamo i servi, di passaggio nel mondo come in questo predio...

In fondo non gli dispiaceva di sentire il vecchio a gridare vituperi contro Mikali: chi poteva non nutrire rancore contro l’uomo fortunato?

E in settembre il vecchio andò via. Mikali e Vittoria questionavano spesso per questa che a lei sembrava una iniquità: ogni notte sognava Bakis Zanche che le raccomandava giustizia, e aveva paura anche perchè l’ex-fattore la