Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/36

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accettato non pensavo alla sua roba. Egli non è bello; è basso di statura, ha gli occhiali, a volte, perchè soffre d’occhi, ma a me non importa, questo: quando l’ho accettato mi sembrava bello e alto come un pinacolo. E adesso? cosa si dice di me, para? Ditemelo. Potete parlare liberamente; io capisco tutto.

Si volse e lo fermò: tornarono a guardarsi, ma egli che indovinava già il mistero dell’anima di lei, disse piano:

— Io vengo dal Monte, Vittoria. Sei tu che devi dirmi le cose del mondo!

— Sentite. La gente dice che io sposo Andrea Zanche per i denari. Non è vero. Io sono allegra, spensierata, e so che i denari invece rendono la gente infelice. Vedete loro, i Zanche? La donna aveva sposato il vecchio per la sua roba e subito lo tradì e accadde la sciagura. Mio padre e mia madre, invece, erano poveri ma si amavano e furono felici, tanto che ancora oggi mia madre vive solo nel ricordo di mio padre: e così, sebbene ella sembri triste, è felice, perchè spera di ritrovare mio padre ad attenderla sulla porta dell’eternità! Io non sono una stupida, para. Ho studiato, potrei fare la maestra, ma d’altronde non occorre saper leggere e scrivere per capire le cose. Da bambina il fatto dei Zanche mi faceva tanto pensare; io andavo apposta nello stazzo Zoncheddu, lo vedete laggiù bianco come una casetta di neve? andavo apposta per vedere zia Marianna cacciata via di casa da suo marito e ridotta a fare la serva. Che impressione mi fa-