Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/45

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— È notte di vigilare, stanotte, non di andare in giro.

I servi sedettero di nuovo davanti al fuoco e Vittoria li stette a guardare come non li conoscesse ancora. Erano tre: Pancraziu piccolo come un fanciullo, coi capelli scuri crespi, le labbra carnose nel viso scarno e maligno; gli altri due grandi e imponenti come apostoli. Uno aveva la barba rossa e gli occhi azzurri di San Matteo, l’altro era calvo con una ghirlandina di riccioli bianchi intorno alla nuca come San Pietro.

L’ora passava. Di là il malato s’era di nuovo assopito e Ignazia, accoccolata sul pavimento, vegliava. Zia Sirena tornò in cucina e disse:

— Preghiamo.

Sedette fra San Pietro e San Matteo e le righe della sua gonna rosseggiarono come striscie di sangue al chiarore del fuoco. Il frate dormiva: Pancraziu gli toccò il piede con la paletta e disse:

— Ohè, frate, preghiamo.

— Padre nostro che sei nei cieli, — cominciò allora la vecchia serva, curvandosi a guardare il fuoco — sia santificato il nome tuo, venga a noi il regno tuo, sia fatta la volontà tua come in cielo così in terra. Dà a noi oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori; non c’indurre in tentazione, ma liberaci dal male, così sia.

E d’un tratto si sollevò e guardò Vittoria. E finito il rosario, Vittoria uscì di nuovo nel cor-