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Antonio uscì appena ebbe finito di mangiare: disse che doveva andare alla Borsa. E appena egli fu uscito Regina corse alla finestra, spinta da un dubbio oscuro, da un istinto incosciente e cieco. Vide il marito scendere col suo passo agile verso via Depretis, e allora si ritrasse vivacemente, colpita non dall’assurdità del suo dubbio, ma dal dubbio stesso.
No, a quell’ora egli non poteva andare dall’altra; e d’altronde, se fosse andato l’avrebbe detto.
Ma oramai il dubbio scorreva nel sangue di Regina; e accorgendosene, ella sentì un’oppressione cupa, mille volte più angosciosa, perchè più cosciente, dell’oppressione provata fino ad un’ora prima.
Allora si pentì di non aver trattenuto Antonio e di non avergli detto tutto.
— Ma a che? — pensò subito. — Egli mentirà, egli non vorrà certo dirmi niente.
Che fare, dunque, che fare?
Ella sedette sulla poltroncina ai piedi del letto e cercò di pensare, di calcolare freddamente.
Le appariva in tutta la sua puerilità la causa del suo dubbio: un foglietto scritto da una bambina maligna.
Ma ella sapeva che la verità talvolta si diverte a rivelarsi così per mezzo di scherzi crudeli: la legge occulta che guida il destino umano ha decreti strani ed incomprensibili.
In quell’ora Regina non sentiva voglia di fi-