Pagina:Deledda - Nostalgie.djvu/25

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son troppo tirati. Che capelli splendidi! Domani ti pettinerò io. Aspetta...

E sollevò le mani, ma la testolina della sposa, quella piccola testa che pareva così mite e insignificante, ebbe una scossa di fierezza sdegnosa.

— No. Sto bene così.

La voce non ammetteva repliche, e la scrittrice dovette capire che Regina era una creatura di comando, di una razza superiore, perchè le rivolse uno sguardo di tenerezza accorata e di ammirazione pietosa. Solo allora Regina, colpita da quello sguardo, si degnò far attenzione alla cognata, che Antonio le aveva descritto come una scema. E a sua volta, in quella lunga persona dal petto liscio, dal volto di legno giallognolo, sul quale i piccoli occhi lattei pieni di spavento, la piccola bocca dai denti neri, e tre riccioli d’un biondo grigio, segnavano una bruttezza unica, intuì una creatura di servitù e di tristezza. Ne provò una malvagia consolazione. In quel mondo odioso, che le si era improvvisamente aperto con la porta del piccolo appartamento, v’erano delle vittime, come Arduina, al cui confronto ella era un’imperatrice. Ma non ne provò pietà.

Tutto ciò in pochi istanti, mentre s’accomodava i capelli davanti alle tre donne che la guardavano.

Antonio s’accorse del malumore di Regina, e mandò via le donne, spingendo famigliarmente la cugina.

— Fate il piacere, andatevene: spero non vorrete assistere anche alla mia toeletta. Andatevene; facciamo presto. Noi abbiamo anche bisogno di riposo.