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Seconda. 115

niera che la groppa formi un circolo più grande di quello che fa la spalla, andando di fianco, perchè tutti quattro i piedi agiscano in pista separata e diversa una dall’altra, adagio adagio di passo; nulla importando, che sia eseguita in più tempi interrotti, e che l’azione dei piedi sia irregolare; bastando sol che in questo principio obbedisca la groppa al tocco del bacchettone col muoversi alquanto in fianco, come fa quando da esso è chiamato ad accostarsi al montatore.

Può fare da se la chiamata il Cavallerizzo, con tenere tutti i tre venti nella mano sinistra, e nella destra il bacchettone, o farla fare da un aiutante, come più li piace, purchè sia eseguita dall’uno o dall’altro, in maniera, che non possa mai apportare al Polledro il minimo disgusto; e sempre che obbedisca o poco o assai si pari, li si faccia carezze, e li si dia un poco d’erba: indi si torni a farli l’istessa chiamata, e parata tante volte, quante fa d’uopo, perchè la groppa compisca intieramente il suo circolo, e nulla curi il Cavallerizzo se in questo principio tanto i piedi d’avanti, che quelli di dietro si imbarazzano, e non trovano la via d’agire in regola, ma tutta la sua premura sia, che la di lui tenuta di mano sia fatta con tal dolcezza, e temperamento, che lasci in piena libertà la potenza motrice di agire a suo talento: in oltre avverta bene, che non possa mai es-


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