Pagina:Dell'obbedienza del cavallo.pdf/15

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desime, come fare averebbe potuto un professore già provetto nell’arte; anzi tutto ciò da esso si fece, nonostante che in due anni di tempo da che cominciò a cavalcare contar non si potessero, se non all’incirca diciotto mesi di vera lezione, attesi li varj impedimenti, che si frapposero tanto fisici che morali, tra i quali il vajuolo da esso in quel tempo sofferto, e per cui dovette per lo spazio di tre mesi interi starsene in riguardo.

In prova che le difficoltà che s’incontrano nelle Cavallerizze per ridurre il Cavallo all’obbedienza, pigliano origine dal non essere le regole loro conformi a quella legge del meccanismo della macchina, che deve inviolabilmente essere osservata senza potersene appartare in nessuna maniera, basta fare il confronto di queste con l’indole e natura della costruzione della macchina, e dell’attività delle parti che la compongono.

Si osservi dunque in primo luogo che il Cavallo è una macchina di mole pesante, e nella base quadrilatere sostenuta da quattro piedi, che due formati a similitudine di colonna stabile, e due formati di diverse figure angolari un poco arcate, meno robuste della prima, perchè flessibili e molleggianti.

In secondo luogo si faccia osservazione, che talvolta il suo moto è un’ondulazione del peso della macchina sostenuto dalle due gambe diagonali una d’avanti, ed una di dietro, che passa a prender sostegno da una base all’altra preventivamente