Pagina:Dell'obbedienza del cavallo.pdf/161

Da Wikisource.

Seconda. 133

le prime volte, si contenti di vedere, che egli ha inteso, ciò che da esso egli vuole, e che dal canto suo procura l’esecuzione; e non ostante che non li sia riuscito, li faccia carezze, e io rimandi in stalla, che così più similmente, e più presto otterrà il suo intento; meglio essendo il soffrire l’errore per qualche mattina che il disgustarlo male a proposito, per così evitare che si confonda, e si perda d’animo, o vi pigli avversione, e si metta in disperazione, come seguirebbe se si pretendesse con la forza e col castigo, d’obbligarlo a ciò, che non può, o non sa fare.

E se s’accorge che l’errore dipenda dalla suggezione che li cagiona il collo troppo piegato, lo lasci in maggiore libertà tanto che trovi la maniera di correggersi, che in breve tempo si renderà capace di soffrire qualunque suggezione.

Si sogliono imbarazzare i Polledri le prime volte che sono chiamati a passar dal trotto al galoppo nella volta grande, perchè l’azione dei piedi non è in regola, e però non può sperarsene l’emenda se non è prima posto riparo al disordine di essi.

Si è detto sopra che il piede di fuora deve sempre dar principio all’azione, e di più che nelle linee curve, non solo il piede di fuora deve dar principio all’azione, ma perchè agisce nel circolo più grande, deve essere anche più


sca-