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Terza. 187


Rilevandosi da questo che il risalto e perfezione delle operazioni del Cavallo richiede un uniforme concerto dell’obbedienza del medesimo, e della giustezza della chiamata del Cavaliere. Dopo aver trattato della prima, mi è d’uopo, per dar compimento all’opera, di mettere in vista anche ciò che riguarda la seconda.

Posto dunque che la potenza motrice (come si è concludentemente provato) non solo deva ella stessa dare esecuzione a qualunque azione, ma anche deva ciò fare ciecamente, non potendo essere indovina della mente del Cavaliere, ne viene di conseguenza, che dalla mano di esso le deva venire indicato di mano in mano tutto ciò che deve esser messo in esecuzione, con tale esatta precisione, che sia rilevata qualunque, benchè minima circostanza, appunto come fa la mano dello scrivente nel formare il carattere, che non lascia indietro ombreggiatura alcuna che possa darli risalto.

Poichè essendo la chiamata mancante d’una tal precisione, e l’operazione eseguita ciecamente a seconda della chiamata, non può a meno d’essere imperfetta, e difettosa in quella parte, a misura che la mano ha mancato di precisione; e questa è la ragione, perchè un Cavallo opera meglio sotto di uno che sotto di un altro, e che la penna forma diverso carattere a seconda della mano che la regola.


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