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la pietra di paragone della maestria del Cavaliere, e dell’eccellenza e perfezione del Cavallo; poichè senza che il Cavaliere abbia fatto prima l’acquisto di una perfetta teorìa che li metta in vista con cognizione di causa tutto ciò che la riguarda, per esser messa in opera, ed altrattanta pratica che li renda facile l’esecuzione, è impossibile che senza questa possa indicare alla potenza quell’esattezza di precisione, alla quale deve prestarsi, perchè l’azione possa avere tutto il risalto dovuto.

E se il Cavallo non ha acquistata tutta la scioltezza, e attività, che può somministrarli l’arte, perchè possa secondare con la dovuta puntualità ed esattezza l’impulso della medesima potenza motrice, non è tampoco possibile ch’egli possa soddisfare al suo dovere, come si è detto di sopra.

Le mutazioni sono diverse: volontarie quelle che cadono in mente al Cavaliere di voler fare a suo talento, sì pensatamente che all’improviso: ed obbligate quelle che portano seco di conseguenza le figure che devono eseguirsi; e l’une, e l’altre consistono nel cambiamento dell’azione, che devono fare i piedi nel passare da una mano all’altra, ed in quello che porta seco il dover abbracciare più o meno terreno, a seconda che richiede l’azione e le figure che devono essere eseguite, e nel cambiamento del peso da un piede all’altro,


o da