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Terza. 223

o da un punt’all’altro dell’equilibrio, or più, ed or meno inclinato, e pendente insieme con la base che lo sostiene.

La chiamata delle mutazioni volontarie e capricciose, che dipende unicamente dalla volontà del Cavaliere, non differisce da quella dell’obbligate, sennon che nel tempo e nel luogo dove devono essere eseguite; poichè quello delle prime è indeterminato, e quello delle seconde fisso; e siccome la chiamata improvisa, e intempestiva non fa mutar di condizione alla figura che dev’essere eseguita, così la chiamata dell’esecuzione della medesima dev’esser sempre la stessa senza variazione alcuna, tanto nelle prime che nelle seconde.

Le figure dell’azioni che sono eseguite in linea retta, non sono sottoposte ad altra variazione che a quella che porta seco quel maggiore o minore punto d’equilibrio del peso, che ciascheduna di esse richiede, e però la chiamata non consiste che in una proporzionata tenuta di mano, che limiti al peso la situazione sua, e quando si tratti di farlo passare da una azione all’altra, convien che preceda l’arresto (come in tutte le altre mutazioni,) che interrompa l’azione ch’è in opera, perchè possa aver luogo quella che deve ad essa subentrare; quando la diversità dell’equilibrio sia di poca conseguenza, una piccola sospenzione, o respiro eseguito da mano maestra può supplire


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