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Quarta. 297

impedire con somma facilità l’inconveniente, che quando è stata pasturata l’erba buona, il bestiame non si appigli alla cattiva, con farlo passare in altra pastura, ancorchè lontana, dove possa fare una nuova scelta.

E si può riparare al rigor del clima e correggerlo con il ridosso di qualche monte, rialto di terreno sollevato, e di qualche macchia che cuopra i venti pregiudiciali, o sì vero con il ricovero di qualche capannone fornito di fieno, che lo metta al coperto dall’intempestive burrasche, e supplisca alla mancanza della pastura.

Quantunque sia opinione universale, che la pastura della montagna sia un ottimo cibo per l’alimento del bestiame (suppongo per le ragioni addotte sopra) ciò nonostante non può farsi di essa capitale per stabilirvi una razza, per più motivi.

Il primo è, perchè stando la montagna il più del tempo dell’anno coperta dalla neve non si riduce in grado di poter servire (almeno in Italia e per le razze, di cui è il mio assunto di trattare) che per la stagione dell’estate, ed al più per tutto il mese d’ottobre; poichè nel mese di novembre comincia ad irrigidire l’aria, in forma che diviene soggetta ad improvvise burrasche molto pregiudiciali al bestiame, stante la neve che vi cade in questo tempo.

Secondo, perchè vi nascono erbe medicinali troppo efficaci, sì per natura che per la maggiore attività che somministra loro il sale


Pp della