Pagina:Dell'obbedienza del cavallo.pdf/435

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408 Parte

punto nei Polledri di tenera età, i quali hanno sospetto dell’uomo da principio, perchè credono che sia per strapazzargli e far loro del male; assicurati poi dalle carezze che non è così, i maligni ed i più coraggiosi e superbi, pigliano ardire, e ricusano la subordinazione, e se il Cavallerizzo non sa obbligarveli, in forma, che conoscano l’impossibilità di poter competer seco, e se riesce loro con la vittoria d’aver luogo di lusingarsi di potersene esimere, pigliano il sopravento, e difficilmente si può ottenere da essi quella docilità che si vuole esigere, e per questo molti vengono rigettati per incorreggibili; e quando si arrivi ad ottenere l’intento, ciò non segue, che dopo lungo tempo di contrasto, e con tutto questo non sono eglino mai di quell’esatta obbedienza ch’è necessaria, perchè mancando loro il raziocinio non ha luogo la ragione di convincerli, e non vi è che la forza, che possa loro incuter quel timore che in vece della ragione gli mette in dovere; e però altrettanto è di vantaggio, che la prima volta che fanno prova della loro forza e coraggio, per esimersi dalla subordinazione dell’uomo, restino convinti della loro insufficienza a potervi riuscire, quanto e dannoso e di pregiudizio che ottengano con la vittoria il loro intento; perchè incoraggiti da un tal lusinghevole successo non così facilmente in avvenire si danno per vinti,


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