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168 la carbonaria

detto il contrario. Ma ditemi, di grazia, la puttana, che avete comprata con la faccia tinta, l’avete lavata la faccia per scoprir la veritá?

Filigenio. Non io.

Forca. Perché dunque, per far la prova delle altrui astuzie e della mia furfantaria, non faceste tal esperienza? Dio vel perdoni! ché, chiarito della veritá, or con giusta cagione avresti cagione di uccidermi di bastonate, disgraziar vostro figlio e dolervi di Alessandro senza scusa.

Filigenio. Non m’hai tu chiesto cento scudi per dargli al dottore, con darmi ad intendere che voleva rifiutar la puttana?

Forca. Voi li avete dati a me, io al dottore.

Filigenio. Egli m’ha detto che ciò non fu mai, e che ha duomila scudi al banco per suo servigio.

Forca. Chiamo in testimonio Iddio!

Filigenio. Chiami in testimonio chi è tuo nemico capitale.

Forca. Dubito che v’abbia negato questo per farsi qualche altra somma di maggior importanza: però state in cervello, perché è un gran baro, vostro nimico, del figlio e mio; e dubito che non ve l’abbi attaccata giá; e faccia Dio che il mio dubitar sia vano!

Filigenio. Ma a vostro dispetto io ho ricoverati i miei cento ducati e scacciata la puttana di casa.

Forca. Che cento scudi? che puttana?

Filigenio. Quella che m’avea pregato Alessandro ch’avesse comprata per lui.

Forca. O padrone, avete avuto gran torto creder piú ad un bugiardo che ad Alessandro, gentiluomo amico e mio vicino. Com’egli sappia questo, s’adirerá con voi.

Filigenio. Tu sei un gran ladro.

Forca. Sarò piú tosto un grande indovino.

Filigenio. Tu pensi aggirarmi di nuovo, ma non m’aggirerai.

Forca. È vero, perché sète stato aggirato giá.

Filigenio. Sempre tu meschi un poco di veritá per darmi ad intendere una gran bugia.

Forca. Ed or avete creduta una gran bugia senza punto