Pagina:Della Porta - Le commedie I.djvu/181

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atto quarto 171

Sappiate che il dottore è mio capital nemico, e per cagion di costui non l’ho voluto comprar io, ma pregatone voi, accioché mi aveste a ciò favorito.

Forca. Che vi dissi, padrone?

Alessandro. Vo’ scoprirvi l’importanza. Gli mesi a dietro, in una battaglia navale si fe’ giornata tra il re di Marocco e il re di Borno: fu sconfitto il re di Borno, e il figlio, il quale è costui, fuggendo in una nave sbattuta dalla furia della tempesta, venne in Italia; non essendo conosciuto, fu venduto per ischiavo. I suoi parenti han perciò inviato trentamila scudi per lo suo riscatto e restituirlo al suo reame. Il dottor ha lettere del re de’ mori per inviarlo a lui: avendolo in mano, o lo fará morire in una prigione o li taglierá la testa. Onde il dottore, per guadagnarsi questi danari, m’ha fatto il tradimento.

Filigenio. Egli m’ha dato i cento scudi. Eccoli qui.

Alessandro. Io non vo’ ricevere altramente i cento scudi; ma vo’ lo schiavo overo oprare in modo me si restituisca.

Filigenio. Come può esser che il fatto non sia fatto? Io non stimava tal cosa: essendo come voi dite, io mi pento di averlo venduto.

Alessandro. A che mi giova ora il vostro pentimento? Convien ad un uomo della qualitá ed esperienza che voi sète, dar cosí subita credenza ad un uomo senza onore e senza anima, che con un velo d’ipocresia cuopre ogni sua sceleraggine, e stima, non dico me, ma vostro figlio che è un de’ piú gentili giovani della cittá nostra, per un tristo uomo?

Forca. Non vi dissi ch’era vostro inimico?

Filigenio. Ecco i cento scudi.

Alessandro. Or questa sarebbe bella: per cento scudi pagarne trentamila! Egli se li guadagnará, e mandará quel povero giovane al macello overo ad una perpetua prigionia; ed io volea restituirlo al suo regno.

Filigenio. Ho peccato semplicemente; confesso l’errore, e se vi piace, confermare con giuramento la mia ignoranza. Poiché siam qui, facciasi quel che si può per rimediarci.

Alessandro. Se avevate comprato lo schiavo in nome mio