Pagina:Della Porta - Le commedie I.djvu/48

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38 la sorella

lasciano quello che hanno, per acquistar quello che va volando. Ecco perché Erotico mi scacciava da sé: e che trattava cosa buona per lei, e che molto l’importava. Misera Sulpizia! come restarai, poveretta, rinchiusa in una camera, mentre durerá la tua vita, a pianger la colpa della tua sciocchezza, d’aver creduto ad un uomo, con freggio d’infamia da non risanarsi piú mai. E come duo occhi suoi soli potranno piangere tanta sciagura? Ma ella volgerá la colpa sovra di me, come che del tutto sia stata cagione: si dolerá di me, mi biestemmará, come consigliera e adiutrice. Ma chi non arebbono ingannata tante lacrime, tanti suspiri e tanta ostinazione di star i mesi e gli anni intieri, di giorno al sol dell’estate, e le notti intiere al freddo, alle pioggie e a’ tuoni dell’inverno? Non ho cuore di darle tal nuova: so che gridará, tramortirá, spiritará, diverrá forsennata. O Iddio, aiutaci tu, che puoi.

SCENA VI.

Trasimaco, Trinca.

Trasimaco. Quanto piú desidero Gulone, men lo posso incontrare...

Trinca. (Per trovar il padron, vo cercando per le strade, ed egli deve star rinchiuso in camera. Ma veggio il capitano con le sue solite e accessorie stravaganze. Oh, come viene a tempo! credo che succederá il negozio, poiché ogni cosa mi cade a proposito).

Trasimaco. ... per dimandargli se son concluse le nozze. ...

Trinca. (Senza che gli ne dimandi, son sconchiusissime).

Trasimaco. ... Ché, accapandosi per sua cagione, s’acquisterá l’amicizia mia e quella di Pardo. ...

Trinca. (Io porrò tra voi tanta discordia, ch’in eterno sarete inimici).

Trasimaco. ... E sarò possessore d’una donzella bellissima....

Trinca. (La donzella la deve aversi in corpo, e non è boccon da tuoi denti).