Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
atto terzo | 47 |
Pedolitro. Non sei dunque Sofia? poveretta, perché inganni te stessa?
Cleria. Non piaccia a Dio che fussi Sofia, che tu dici, che seria serva d’altri e non figlia d’un gentil uomo.
Pedolitro. Ancor credete a costei?
Pardo. Le stracredo.
Pedolitro. Qual cagion vi muove, che crediate piú a costei che a me?
Pardo. Io credo al mio figlio e al mio servo.
Pedolitro. Fate male a credere a questi: guardatevi che non v’ingannino.
Pardo. Chi è dunque costei?
Pedolitro. Colei che vi dissi da principio.
Pardo. Costei non è Cleria?
Cleria. (Cosí ti avesse rotto il collo per la strada!).
Pedolitro. Non so perché mi cenni e mi fai cert’atti: che mi vuoi significare?
Cleria. Io cenni? io atti? veramente sei fuor di cervello.
Pardo. Orsú, non moltiplichiamo in parole: figlia, sali su. Tu, Pedolitro, poiché sei forastiero, vieni a desinar meco.
Pedolitro. Ho desinato. Andrò per saper alcuna novella de’ miei.
Pardo. Potrete voi e vostro figlio fermarvi in casa mia e riposarvi, e poi a bell’aggio andar cercando de’ vostri parenti.
Pedolitro. Non mi trattenete piú, di grazia.
Pardo. Almeno lasciate vostro figlio in casa mia, e voi andate cercando. Se li trovate vivi, verrete per vostro figlio; se non, restarete ad alloggiar meco.
Pedolitro. Questa cortesia accetto, che mio figlio resti con voi, mentre andrò cercando.
Pardo. Veramente, la venuta di costui m’ha posto in grandissima confusione; la mano di mia moglie è vera: perché costoro m’han detto, che sia morta? Dice che conosce costei in casa di un alloggiatore, e chiamata Sofia. A che proposito affermarlo cosí costantemente, se non fusse vero? E mi son ben accorto che arrossiva, impallediva, respondendo s’intricava, e