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104 la cintia


Balia. Lidia sta aspettando se pur si raddolcisse e rammorbidisse tanta discortesia; o se vuoi perseverare nella medesima ostinazione, che una morte la togliesse da mille morti.

Cintia. Dille da mia parte che lasci d’amar me, ché tanto è amar me quanto una femina.

Balia. Ella lasciará piú tosto la vita che di amarti; e ancorché l’uccidessi, pur dopo morta lo spirito e l’ombra sua seguiteranno te, quando neanco dopo morte può star l’uno spirito dall’altro diviso.

Cintia. Balia, non è tutt’oro quello che luce: s’ella sapesse chi sono e..., basta.

Balia. E che non pensi spaventarla con tanta rigidezza: ché quanto piú l’affliggi piú gli porgi occasione di mostrarti il suo amore e la sua fede verso di te; anzi quanto piú sente mancarsi nelle pene, con tanta piú ostinata costanza si fortifica contro quelle.

Cintia. Redille che il suo male è senza rimedio, perché trovandomi innanzi a lei mi perderei affatto; e che veramente non posso.

Balia. Voi giovani non potete quando non volete, ché se voleste potreste ben sí.

Cintia. Ti dico che non voglio né posso; e ancorché intrinsecamente ci fusse il buon volere, ci mancherebbe il potere.

Balia. Dice che ha fatto chiederti per isposo a tuo padre, e l’ha risposto che ciò dipende dal voler tuo e ch’egli n’è contentissimo; ma tu l’hai recusata sempre, né può imaginarsi ond’ella meriti questo. E se non ti piace che lo sappia tuo padre, se ne fuggirá di casa e verrá teco dovunque vòi; e se ti sdegni averla per moglie, che non la schivi per una minima schiava.

Cintia. A me poco importa che lo sappia o nol sappia mio padre, ché ci sarebbe il medesmo impedimento e che essendo mia moglie non le potrei dar quella sodisfazione che sarebbe bisogno.

Balia. M’ha raccontato che questa notte s’è sognata con voi e che è stata abbracciatissima con voi, e che nel suo bel mezo de’ suoi piaceri si risvegliò e si trovò ingannata e con le man vuote.