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atto quarto 161


Pedofilo. Va’ va’.

Erasto. Ma ecco la balia di Cintio, viene a tempo: questa è pur stata mezana de’ nostri amori.

SCENA III.

Balia di Cintia, Erasto, Pedofilo.

Balia. (Veggio Pedofilo ed Erasto che gareggiano insieme. Iddio mi aiti!).

Erasto. Balia balia, vien qui per amor mio!

Balia. (Oimè misera, dove sono inciampata! o terra, apriti e divorami! adesso fia per discoprirsi il tutto. O figlia, dove m’hai tu ridotta!).

Erasto. Vien qui tosto, di grazia.

Balia. Vo in fretta per un servigio di grandissima importanza. (O Dio, come potrei scampare?).

Erasto. Non può esser di maggior importanza di quello che si tratta ora.

Pedofilo. (Oh, come il testimonio viene mal volentieri all’essamina!).

Balia. Eccomi, che volete?

Erasto. Balia mia cara, or non è piú tempo di nasconderci: ché ben sai che Amasia è mia moglie, però senza respetto alcuno narra alla libera il fatto come è passato.

Balia. Che volete saper da me meschina? io non so nulla. (O Dio, in che intrigo mi ritrovo!).

Erasto. Narra quanto sai di me e della figlia di questo gentiluomo.

Balia. Non so che dirvi.

Erasto. Tu non sei stata la mezana tra me e Amasia e principio de’ nostri amori? non sai come sia meco giaciuta e sia mia moglie?

Balia. L’avete detto voi: a che vi giova che lo redica?