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192 la cintia


Sinesio. Faremo che le sue vesti si dieno a Cintia e quelle di Cintia a lui; ché se le vesti han servito prima per finzioni e inganni, or servino da dovero.

Pedofilo. Cosí si faccia: andrò a casa e vi condurrò Amasio per l’uscio di dietro. — O Dio, sia tu lodato in sempiterno, ché non pensava con sí poco travaglio passar da un tanto affanno a sí tranquilla quiete!

SCENA VII.

Dulone, Sinesio.

Dulone. Padrone, allegrezza allegrezza!

Sinesio. Io so meglio di te.

Dulone. Questa non la potete sapere, ché in casa voi non sète stato ed ella è accaduta or ora.

Sinesio. Orsú, dimmi che cosa?

Dulone. Cintia ha partorito un bel bambino!

Sinesio. Cosí passi presto da una nuova di tanto contento? or dimmi il come.

Dulone. Cintia appena entrò in casa che si pose in letto, dicendo che non si sentiva bene e dubitando che la soverchia allegrezza l’uccidesse; altri dubitavano che non fusse per isconciarsi per il travaglio preso del giorno. S’inviò per la comare, ma prima ch’ella venisse ha partorito un maschio, il piú bello che si possa vedere.

Sinesio. O Dio, quante dolcezze mi dái tu insieme! Non posso trattenermi che non entri: volea andar a casa di Arreotimo per invitarlo alla festa della figliuola, e non posso trattenermi per il gran desiderio che ho di veder il nepotino. Fagli da mia parte tu l’ambasciata.

Dulone. Cosí farò.