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282 gli duoi fratelli rivali


Don Flaminio. ... non pensandomi che la vostra iracondia avesse a terminar in atto sí sanguinoso. Tu, giusto monarca del cielo, a cui solo è concesso di penetrar gli occulti seni del cuore, tu mi sia testimone come non fu mai mia intenzione offender voi né d’infamar lei, ma sol ch’ei la lasciasse per tôrmela io per moglie; e tu mi sia ancor testimone come non fu mai donna di piú candido onore né mai macchiato di picciol neo di bruttezza. Prego la vostra bontá, ché sovra di me pigliate la vendetta della morte di vostra figliuola e dell’offesa dell’onor vostro.

Eufranone. Oimè, che le vostre parole m’hanno passato l’anima: voi avete ucciso lei, me e la madre in un colpo, e uccisi nel corpo e nell’onore! Oimè, che or ora m’uccidi la mia figliuola! ché allora pensando al mancamento ch’avea fatto all’onor suo, mosso dalla disonestá del fatto, il desio della vendetta non mi facea sentir la doglia. O sfortunata fanciulla, o anima innocentissima, o figlia viva e morta unicamente amata da me, tu sola eri l’occhio, mente, mano e piede del tuo padre infelice: con teco compartiva gli affanni della mia povertá e come un comun peso la sopportavamo insieme; la tua compagnia non mi faceva sentir i difetti del tempo e mi faceva cara la vita. O invano nata bella e onorata: o nocente bellezza! o dannoso e mortale dono di natura, misera e infelice onestá! dunque per esser tu nata bella e onorata hai voluto perder l’onor e la tua vita? Deh! qual prima piangerò delle tue morti, quella del corpo o quella dell’onore? di quella del corpo non devo pianger molto, ch’essendo nata mortale e figlia d’uomo mortale, non ti potea mancare il morire; ma piangerò la morte della tua fama, ch’essendo nata figlia di padre onorato, coll’innocente tua morte hai infamato te e il tuo parentado.

Don Flaminio. Il reo pentito del suo errore ti porge il pugnale, ché vendichi con la tua mano il torto che ti ha fatto.

Eufranone. A che mi giova il vostro pentimento e la vendetta che cercate da me? mi restituirá forsi viva e onorata la mia figliuola? Infelice e sconsolato conforto! Ahi, figlia, ahi, cara figlia, essendo io falsamente informato che tu avessi fatto torto