Pagina:Della Porta - Le commedie II.djvu/47

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atto secondo 35


Mastica. Non tanti baci sopra baci; e che faresti a lei se cosí baci l’ombra delle sue mani?

Lampridio. Oh, che parole dolcissime! O bello inganno, ben veramente mostra esser uscito dal suo ingegno divino!

Mastica. Non piú, basta: non l’hai letta, vuoi tu leggerla un’altra volta?

Lampridio. Deh, lasciami leggere tutto oggi, ché mentre leggo questa parmi che ragioni seco!

Mastica. Fermati, dove vai?

Lampridio. Vo a casa di Giulio a trovar le vesti per vestirmi da turco e venir or ora a casa vostra.

Mastica. Ascolta, aspetta.

Lampridio. Presto, ché l’allegrezza mi scorre per tutte le vene di trovarmi con lei e disturbar il matrimonio tra lei e questo capitano furfante.

SCENA VII.

Trasilogo, Lampridio, Mastica, Squadra.

Trasilogo. Oimè, non posso piú tenermi che con un pugno non gli rompa la testa e non li schiacci quell’ossa.

Lampridio. Mastica, chi è questo rompiosse e schiacciateste?

Mastica. È quel capitano che vuol prender Olimpia tua per moglie.

Lampridio. Poiché questi cerca privarmi d’ogni mio bene, cercherò prima privar lui della vita.

Trasilogo. Io darò tal calcio dietro a questo furbetto che lo farò andar tanto alto che, se ben portasse seco un fardello di pane, gli sará piú periglio di morirsi di fame per la via che morirsi della caduta. E quest’altro vo’ che assaggi un pugno delle mie mani, ché so che non è duro il suo osso come la mia carne, e li farò tanto minuta la carne e l’ossa che non será buona per pasto delle formiche. ...

Squadra. Non con tanto impeto, padrone.

Trasilogo. ... Io lo spaventerò con la guardatura, che non será altrimente bisogno di por mano alla spada. ...