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46 l’olimpia


Squadra. Per infilzar Mastica, come avete detto, accioché non ingoi piú fegatelli.

Trasilogo. E Olimpia e Sennia insieme con lui.

Squadra. Non tanto male a’ poveretti: è troppo gran vendetta.

Trasilogo. Io per minor cosa di questa rovinai la Capestraria, l’Arcifanfana e la Cuticulindonia.

Squadra. Dove sono queste cittá, padrone?

Trasilogo. Nell’India del Mondo nuovo. Suona il tamburo, Squadra.

Squadra. Io non ho né naccheri né tamburi.

Trasilogo. Suona con la bocca mentre costoro caminano in ordinanza.

Squadra. Tup, tup, tup.

Trasilogo. O bestia incantata, non vedi che guasti l’ordine? Tu, porta queste mani a’ fianchi; tu, alza la testa, che mi pari un bufalo o barbagianni; tu, con questa fionda sta’ in questo luogo, e se alcuno cavasse la testa fuor dalla finestra o tetto, ferisci con essa e togli le difese; tu, Squadra, fermati innanzi la porta, che hai questo cuoio di dante.

Squadra. E questa spada di Petrarca.

Trasilogo. Con questa spada poniti in portafalcone.

Squadra. Io non so se non portagallina.

Trasilogo. Sai maneggiar questa spada a due mani?

Squadra. Meglio assai quella a duo piedi; però sería bene che mi locaste nella retroguarda.

Trasilogo. Quel loco è del capitano acciò possa soccorrere dove è il bisogno, e dietro questo cantone sosterrò l’impeto della battaglia.

Squadra. E voi, savio, vi ponete al sicuro.

Trasilogo. Questa non è paura ma avertenza di guerra per poter provedere in ogni luoco. Dammi tu questo scudo. Orsú, state in cervello, ch’io vo’ dare l’assalto. Alla prima botta col piede farò andar la porta per terra, con le smosse le mura e la casa.

Squadra. Tanta avete forza, padrone!